Singolo e corale, tinto e in bianco e nero: un film sull’ Havana, una sorta di pianoforte suonato da tante mani e in 7 giorni diversi. Stili musicali a confronto, tasti sfiorati e tasti premuti con forza, accordi a volte non perfetti, ma d’altra parte…cosa è perfetto?
Un film che racconta una città, la regina delle città del mondo: l’Havana, l’anacronistica capitale di Cuba, un tripudio di storia che storia è rimasta, ferma, sbiadita, a tratti coloratissima. Una città ancorata a quel "the end" di 60 anni fa, che eppure vive e accidenti come vive. Un lungomare, il Malecon, che pulsa, che raccoglie vite diverse a ogni angolo, con sguardi puntati ad anelati orizzonti lontani troppo spesso solo immaginati.
Sette giorni, sette registi, sette storie. Queste ultime a tratti si intersecano e ci mostrano spaccati di vita quotidiana, dal lunedì alla domenica. Luoghi comuni, paradossi, realtà vere o presunte, credenze, tentazioni, vita amorosa, sociale e comunitaria. Ma sempre vita.
Questa è l’Havana che non si arrende, che continua a girare il calendario, mentre le sue pareti continuano a sgretolarsi. Che inventa e si reinventa ogni giorno, che accende il sole e la luna al ritmo del verbo “conseguir” (arrangiarsi, ottenere), perché l’Havana – e Cuba - è così: ingegnosa e sinuosa, semplice e vivace.
Ingegneri che sono autisti, psicologhe che cucinano dolci, campioni di baseball senza milioni ma con ugualmente belle donne al fianco. Esiste anche questo all’Havana, tra mojito, rum Havana Club, statue votive, riti ancestrali, sbigottiti registi in trasferta, sventole tinte di biondo che erano (o sono) ancora maschi prestanti. E con la musica, sempre, ovunque a far da sfondo a un universo che palpita in attesa della zattera o del deus ex machina di turno che possa portarli oltre quell’orizzonte da tutti scrutato.
Ma con l'anima che resta a Cuba e nella sua capitale, meta e metà del cuore per questi sette registi (Trapero, Suleiman, Medem, Noé, Tabio, Cantet e Del Toro) che hanno girato in un mese sette episodi che assurgono a cento anni di storia passata e che, comunque andrà, altri non sono che anni e vicende pronti a tessere la trama del futuro.